Tratta dal manga di Makoto Yukimura del 2001, PlanetEs (o in alfabeto greco ΠΛΑΝΗΤΕΣ, “vagabondi”) è una serie di fantascienza in 26 episodi, prodotta da Sunrise per la regia di Goro Taniguchi. E’ edita in Europa, fra cui l’Italia, da Beez Entertainment; sono disponibili tutti e sei i dvd in cui l’opera è stata suddivisa.
L’anno in cui si svolge la storia è il 2075; in questo periodo storico l’umanità, esaurite le risorse energetiche non rinnovabili, si è ormai spinta definitivamente al di fuori dell’atmosfera, arrivando a colonizzare permanentemente la Luna (allo scopo di estrarre l’Elio-3, nuova fonte di energia) e a creare diverse stazioni orbitanti, nonché una vasta rete di trasporti merci e passeggeri.
Un grave incidente che nel 2068 coinvolge un aereo passeggeri suborbitale porta all’attenzione del mondo un nuovo e grave problema: i detriti spaziali che negli anni si sono accumulati, scarti di lavorazione, satelliti in disuso, viaggiano nello spazio alla velocità di 30 m/s, intersecando le orbite su cui quotidianamente viaggiano merci e persone. Le conseguenze di un impatto con un detrito anche piccolissimo sarebbero disastrose. Ecco perché le grandi agenzie spaziali sono state costrette a dotarsi di particolari sezioni, le cosiddette “sezioni detriti”, i cui addetti ogni giorno escono nello spazio aperto allo scopo di recuperare questi detriti e mettere così in sicurezza le relative orbite.
Due parole sul primo episodio.
Tanabe Ai è una ventunenne giapponese al suo primo giorno di lavoro nello spazio; l’azienda per la quale lavorerà è la Technora, e la sezione a cui è stata assegnata è la sezione detriti. L’incontro coi suoi nuovi colleghi non è certo come se l’aspettava: il loro reparto è il più in basso di tutta la compagnia, una sorta di magazzino, definito malignamente "la mezza sezione". E loro non sembrano essere persone del tutto normali: il suo futuro senpai la accoglie con indosso una tuta spaziale e un grosso pannolone…
Superato lo shock iniziale, Tanabe inizierà il suo addestramento nello spazio, e comincerà a scoprire quanto il bistrattato lavoro di “spazzino dello spazio” sia impegnativo e importante per l’incolumità delle persone, scontrando il suo idealismo con le rigide e impietose leggi dell'azienda per cui lavora.
Dal punto di vista tecnico siamo di fronte ad un prodotto assolutamente ineccepibile. Le animazioni sono fluide e senza cali per tutti e 26 gli episodi, il character design è maturo e piacevole. Menzione particolare per il mecha design, che va di pari passo con il realismo della serie (di cui parlo dopo): già dalle primissime scene risulta evidente come ogni singolo dettaglio, ogni minimo particolare - in movimento e non - sia curato in maniera quasi maniacale. Buona la colonna sonora.
Planetes non è certo un’opera convenzionale, nè un’opera per tutti. Quello che intendo è che in questo anime di fantascienza non avremo scontri a fuoco impressionanti, né robottoni ipertecnologici, né tantomeno ostili alieni invasori. Quello che Planetes narra è la storia di alcuni uomini che in un futuro del tutto plausibile compiono un lavoro pericoloso e cruciale. Ma narra anche le loro aspirazioni, i loro sogni e i loro demoni personali in un ambiente problematico come il freddo spazio, metafora del desiderio di conquista dell’uomo, ma anche della sua paura di restare solo.
A fianco delle vicende personali dei protagonisti la serie pone diversi interrogativi; per esempio se sia giusto spendere risorse per colonizzare lo spazio mentre sul suolo terrestre permangono problemi irrisolti quali la povertà, la fame e le guerre. Oppure se sia ragionevole mettere i propri sogni prima di tutto, o credere che l’amore possa risolvere qualunque cosa.
Parlavo prima di realismo, senza dubbio uno dei punti di forza di Planetes. Sia in generale il futuro che ci viene presentato, che le infrastrutture di cui l’uomo si è dotato nel colonizzare lo spazio sono infatti state ideate nella maniera più verosimile - e probabile - possibile. All’interno delle stazioni spaziali, in cui la gravità è prossima allo zero, vedremo quindi grosse maniglie attaccate un po’ ovunque con lo scopo di fornire appigli utili per spostarsi da un punto all’altro. Le tute spaziali, chiuse anche sul viso per evitare le radiazioni solari, comunicano con l’esterno tramite un visore computerizzato attivabile tramite il tocco delle dita. In modo realistico sono affrontati anche i problemi che il vivere e lavorare nello spazio comporta: le radiazioni aumentano drasticamente l’incidenza di malattie come cancro e leucemia, così come le malattie di tipo psicologico dovute all’isolamento e alla lontananza dalla terra.
In quest’ottica, anche nella narrazione è una serie che non risparmia momenti di crudo realismo.
Come si sarà capito, ritengo Planetes poco meno che un capolavoro. E’ una serie adulta, intelligente, con personaggi di assoluta umanità, ben realizzata sotto ogni punto di vista; e ciò che è più importante offre una storia assolutamente appassionante, con momenti sia di grande drammaticità che, in particolare nei primi tredici episodi, di geniale umorismo. In parole povere vi farà ridere, piangere e riflettere; che potete volere di più?!
Voto: 9,0/10
Sito ufficiale
L’anno in cui si svolge la storia è il 2075; in questo periodo storico l’umanità, esaurite le risorse energetiche non rinnovabili, si è ormai spinta definitivamente al di fuori dell’atmosfera, arrivando a colonizzare permanentemente la Luna (allo scopo di estrarre l’Elio-3, nuova fonte di energia) e a creare diverse stazioni orbitanti, nonché una vasta rete di trasporti merci e passeggeri.
Un grave incidente che nel 2068 coinvolge un aereo passeggeri suborbitale porta all’attenzione del mondo un nuovo e grave problema: i detriti spaziali che negli anni si sono accumulati, scarti di lavorazione, satelliti in disuso, viaggiano nello spazio alla velocità di 30 m/s, intersecando le orbite su cui quotidianamente viaggiano merci e persone. Le conseguenze di un impatto con un detrito anche piccolissimo sarebbero disastrose. Ecco perché le grandi agenzie spaziali sono state costrette a dotarsi di particolari sezioni, le cosiddette “sezioni detriti”, i cui addetti ogni giorno escono nello spazio aperto allo scopo di recuperare questi detriti e mettere così in sicurezza le relative orbite.
Due parole sul primo episodio.
Tanabe Ai è una ventunenne giapponese al suo primo giorno di lavoro nello spazio; l’azienda per la quale lavorerà è la Technora, e la sezione a cui è stata assegnata è la sezione detriti. L’incontro coi suoi nuovi colleghi non è certo come se l’aspettava: il loro reparto è il più in basso di tutta la compagnia, una sorta di magazzino, definito malignamente "la mezza sezione". E loro non sembrano essere persone del tutto normali: il suo futuro senpai la accoglie con indosso una tuta spaziale e un grosso pannolone…
Superato lo shock iniziale, Tanabe inizierà il suo addestramento nello spazio, e comincerà a scoprire quanto il bistrattato lavoro di “spazzino dello spazio” sia impegnativo e importante per l’incolumità delle persone, scontrando il suo idealismo con le rigide e impietose leggi dell'azienda per cui lavora.
Dal punto di vista tecnico siamo di fronte ad un prodotto assolutamente ineccepibile. Le animazioni sono fluide e senza cali per tutti e 26 gli episodi, il character design è maturo e piacevole. Menzione particolare per il mecha design, che va di pari passo con il realismo della serie (di cui parlo dopo): già dalle primissime scene risulta evidente come ogni singolo dettaglio, ogni minimo particolare - in movimento e non - sia curato in maniera quasi maniacale. Buona la colonna sonora.
Planetes non è certo un’opera convenzionale, nè un’opera per tutti. Quello che intendo è che in questo anime di fantascienza non avremo scontri a fuoco impressionanti, né robottoni ipertecnologici, né tantomeno ostili alieni invasori. Quello che Planetes narra è la storia di alcuni uomini che in un futuro del tutto plausibile compiono un lavoro pericoloso e cruciale. Ma narra anche le loro aspirazioni, i loro sogni e i loro demoni personali in un ambiente problematico come il freddo spazio, metafora del desiderio di conquista dell’uomo, ma anche della sua paura di restare solo.
A fianco delle vicende personali dei protagonisti la serie pone diversi interrogativi; per esempio se sia giusto spendere risorse per colonizzare lo spazio mentre sul suolo terrestre permangono problemi irrisolti quali la povertà, la fame e le guerre. Oppure se sia ragionevole mettere i propri sogni prima di tutto, o credere che l’amore possa risolvere qualunque cosa.
Parlavo prima di realismo, senza dubbio uno dei punti di forza di Planetes. Sia in generale il futuro che ci viene presentato, che le infrastrutture di cui l’uomo si è dotato nel colonizzare lo spazio sono infatti state ideate nella maniera più verosimile - e probabile - possibile. All’interno delle stazioni spaziali, in cui la gravità è prossima allo zero, vedremo quindi grosse maniglie attaccate un po’ ovunque con lo scopo di fornire appigli utili per spostarsi da un punto all’altro. Le tute spaziali, chiuse anche sul viso per evitare le radiazioni solari, comunicano con l’esterno tramite un visore computerizzato attivabile tramite il tocco delle dita. In modo realistico sono affrontati anche i problemi che il vivere e lavorare nello spazio comporta: le radiazioni aumentano drasticamente l’incidenza di malattie come cancro e leucemia, così come le malattie di tipo psicologico dovute all’isolamento e alla lontananza dalla terra.
In quest’ottica, anche nella narrazione è una serie che non risparmia momenti di crudo realismo.
Come si sarà capito, ritengo Planetes poco meno che un capolavoro. E’ una serie adulta, intelligente, con personaggi di assoluta umanità, ben realizzata sotto ogni punto di vista; e ciò che è più importante offre una storia assolutamente appassionante, con momenti sia di grande drammaticità che, in particolare nei primi tredici episodi, di geniale umorismo. In parole povere vi farà ridere, piangere e riflettere; che potete volere di più?!
Voto: 9,0/10
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