mercoledì 19 dicembre 2007

Pausa natalizia

Forzata, in verità. Causa trasloco e festività concomitanti la telecom mi riattiverà la linea solo il 3 gennaio 2008 (spero), quindi fino ad allora nisba aggiornamenti.
Nel frattempo auguro a tutti i lettori e a tutte le lettrici, ma soprattutto alle lettrici, un buon natale e un felice anno nuovo.
Al 2008 con playlist, recensioni e altre amenità!

martedì 18 dicembre 2007

Maaya Sakamoto - Special Live Shounen Alice Unplugged [02.06.2004 Inter fm]

Nonostante tra i fan sia abbastanza noto e diffuso, ho deciso di rendere disponibile qui sul blog questo live non ufficiale di Maaya Sakamoto, registrato nel 2004 alla radio Inter fm.
Essendo a tutti gli effetti un "bootleg" non ci sono grossi problemi di diritti d'autore, quindi alè.
A differenza della versione "traccia unica" normalmente reperibile sulle varie reti p2p mi sono preso la briga di tagliare le parti parlate - e vi assicuro che la cara Maaya è tanto brava a cantare quanto chiacchierona - in modo da avere solo i brani separati.
Tutte le songs appartengono al bellissimo "Shounen Alice" del 2003 tranne le prime due: "Tune the Rainbow" è tratta dalla colonna sonora "23 ji no Ongaku" del 2002, mentre "Daniel" proviene dalla raccolta di singoli "Nikopachi", del 2003.
Si tratta comunque di pezzi tutti risalenti al periodo in cui la lunga collaborazione tra Yoko Kanno (compositrice) e Maaya Sakamoto (interprete) ha dato i suoi massimi frutti.
I pezzi sono riarrangiati dunque in versione acustica, e a sostenere la meravigliosa voce di Maaya ci sono (a orecchio) un pianoforte, una chitarra acustica, un contrabbasso, delle percussioni e un violino. Vengono ovviamente tralasciati i pezzi più "elettrici" a favore di altri più adatti alla rivisitazione unplugged, e il risultato finale è una performance davvero convincente.

Un'ottima prova della bravura di Maaya e un'occasione per sentire le sue canzoni in una versione più "raccolta" ma non per questo meno entusiasmante.

Tracklist:
  1. Tune the Rainbow
  2. Daniel
  3. Makiba Alice!
  4. Yoru
  5. Kingfisher Girl
  6. Hikari Are
  7. Uchu Hikoshi no Uta



domenica 16 dicembre 2007

Playlist settimanale (09.12 - 15.12)












Asian Kung-Fu Generation - Sol-Fa [Ki/oon
Records 2004]

Per una volta abbandono la splendide voci femminili di cui il pop giapponese abbonda per un gruppo rock tutto maschile.
Gli Asian Kung-Fu Generation esordiscono nel 1996 come una indie band, rilasciando due dischi prima di firmare per la Ki/oon Records, una divisione della Sony Music Entertainment Japan.
Sol-Fa è quindi il secondo sotto una major.
Il gruppo capitanato dal cantante chitarrista Gotoh Masafumi propone fondamentalmente un ottimo (punk)rock melodico, caratterizzato da arrangiamenti molto curati e dalla tipica sensibilità "pop" dei giapponesi. I pezzi sono ritmicamente potenti, studiatissimi nelle armonie e infarciti di melodie azzeccate. Da molti di essi traspare un evidente approccio "emotivo" alla musica, ovvero la ricerca di quei passaggi melodici "importanti" che rendono un brano davvero coinvolgente.
Come è costume in Giappone, diversi pezzi degli Asian Kung-Fu Generation sono stati associati ad importanti serie animate in qualità di sigle di apertura (Naruto, Fullmetal Alchemist, Bleach).
Ultima cosa, apprezzo molto l'estetica del gruppo (Gotoh in particolare), molto working class e per nulla ostentata.

Che dire, una bella scoperta.

Video: Rewrite.

Voto: 7,0/10

Genere: J-rock













Boards of Canada - Music Has the Right to Children [Warp 1998]

Qui siamo qualitativamente agli stessi - massimi - livelli del Brown Album degli Orbital; senonché in Music Has the Right to Children la connotazione dance cede il passo alla suggestione ambient.
Il duo scozzese produce musica elettronica utilizzando rigorosamente una strumentazione analogica, dando vita ad incredibili quanto complesse textures sonore in cui si inseriscono samples di ogni tipo. L'aura che circonda i pezzi è spesso intrisa di una trasognata malinconia, data non solo dalle delicatissime melodie e dai suoni eterei, ma anche da tanti piccoli dettagli - delle voci in sottofondo, delle risate infantili, elementi che "ampliano la scena" insomma.
Ancora una volta abbiamo un esempio lampante di come la musica elettronica possa essere emotivamente valida, anzi, di come a volte possa esserlo in modo assolutamente unico - se messa in mano alle menti giuste.

Video: An Eagle in your Mind, Olson (fan video)

Voto: 10/10

Genere: ambient techno

domenica 9 dicembre 2007

Playlist settimanale (02.12 - 08.12)












Wilco - Kicking Television: Live in Chicago
[Nonesuch 2005]

La classe non è acqua, e in questo doppio live Jeff Tweedy e la sua band lo dimostrano alla grande, con una performance impeccabile, grintosa ed emozionante.

Voto: 9,2/10

Genere: indie folk-rock












Tamaki Nami - Make Progress [Sony Music Japan 2005]

Come al solito non so spiegare la strana alchimia che scatta quando mi innamoro di un disco jpop; innamoramento che in questo caso è più che evidente.
Nami è una giovanissima (1988) cantante e ballerina giapponese - quella che potremmo definire una idol - e questo suo secondo disco è un concentrato di melodie ammiccanti e ritmi dance.
Produzione cristallina, una voce bella e potente, e la solita sfacciata ossessione per il motivo orecchiabile; forse è proprio questo che amo del pop giapponese, la totale mancanza di mezze misure.
Da sentire assolutamente Reason, utilizzata come prima sigla di chiusura nella serie animata Gundam Seed Destiny.

Voto: 8,6/10













Ho accompagnato all'ascolto di Make Progress il singolo "Realize", tratto dal precedente full-lenght "Greeting" (2004); ad oggi il mio brano preferito fra le interpretazioni di Nami, anch'esso utilizzato in Gundam Seed - questa volta come quarta sigla di apertura.

Voto: 9,0/10

Genere: jpop, dance












Big Star - #1 Record [Ardent 1972]

Il primo disco dei Big Star - ritenuti i padri del cosiddetto "powerpop" - è un concentrato di canzoni rock-pop praticamente perfette. Un incontro a metà strada fra la durezza dei Led Zeppelin e la sensibilità "pop" dei Beatles.

Voto: 8,7/10

Genere: rock












The Oscillation - Out of Phase [DC 2007]

Scoperto pochi giorni fa grazie ad un utente di Ondarock, questo disco di rock psichedelico mi ha piacevolmente impressionato. Chitarre iperriverberate, basso acidissimo, batteria ultra compatta, e un'orgia di effetti elettronici che vanno a completare il quadro di un sound lisergico e sognante.

Voto: 7,5/10

Genere: rock psichedelico

Disaster! the movie - il disastro definitivo

Sin dai primi momenti in cui l'uomo uscì dal limo primordiale, egli ha lottato contro la natura.
Spesso vincendo.
Ma, a volte, la natura contrattacca.


Quest'incipit altisonante ci introduce ad uno dei film più stupidi, demenziali, politicamente scorretti, volgari e truculenti che abbia avuto modo di vedere in vita mia. E con una peculiarità non da poco: Disaster! è un lungometraggio interamente realizzato con la cosiddetta tecnica "stop motion", resa famosa da opere come Nightmare Before Christmas e The Corpse Bride di Tim Burton, o Wallace & Gromit di Nick Park.
La storia fa palesemente il verso al classico disaster movie in cui la Terra è minacciata dall'imminente impatto di un enorme asteroide (leggi "Deep Impact"); il buon Ministero della Difesa degli USA mette dunque insieme il proverbiale manipolo di eroi senza macchia e senza paura, che con una missione-suicida-ma-forse-no si occuperanno di raggiungere il pietrone, farcirlo di cariche esplosive e tentare poi di riportare a casa la pellaccia prima del botto finale.

Ma veniamo al nostro film.
Ad avvistare per primo il gigantesco corpo celeste è un astronomo che, intento a masturbarsi puntando il telescopio del suo osservatorio verso una doccia femminile, sposta accidentalmente lo strumento scoprendo così la grave minaccia che incombe sulla Terra e sui suoi abitanti.
Viene così informato il Ministero della Difesa e formata la squadra che dovrà assumersi il compito di salvare il pianeta, reclutando i più grandi esperti in materia di disastri: Harry Bottoms (il leader), VD Johnson (un cacciatore di tornado), Sandy Mellons (una procace guarda costiera), Donkey Dikson (un esperto in trivellazioni di ogni tipo).















Rispetto ai film demenziali che conosco Disaster! va ben oltre, raggiungendo soglie di spudoratezza inimmaginabili.
In Disaster! ogni scusa è buona per mostrare un paio di tette, per prendersela con una minoranza, o per compiere brutali squartamenti; il nostro "manipolo di eroi" in realtà non è che una manica di depravati guidati esclusivamente dal desiderio sessuale...

Fra scoiattoli assassini, vibratori giganti, il presidente degli USA messicano, stazioni spaziali francesi a forma di camembert e androidi gay, Disaster! è una visione decisamente divertente e non convenzionale, che parodizza i classici disaster movies riprendendone tutti i cliché e aggiungendo abbondanti dosi di violenza e demenzialità.

Purtroppo/ovviamente esiste solo in lingua originale.

Collegamenti:

Sito ufficiale


Trailer

domenica 2 dicembre 2007

Playlist settimanale (25.11 - 01.12)

Settimana di cambiamenti assai poco positivi per quanto riguarda la mia vita musicale. Ma non temete! Eccomi qua con la mia playlist, come al solito non troppo nutrita, ma spero comunque interessante. Nei prossimi giorni conto di postare finalmente qualche cosa di più sostanzioso.



Uno stile molto crudo quello dei Quicksand, la cui musica si pone tra il post-hardcore e un metal alternativo che in diversi punti ricorda da vicino i primi Tool. Niente grossi spunti melodici, ma una studiatissima ed ultracompatta sezione ritmica sulla quale si incastrano e si sovrappongono riff serrati e chitarre più aperte; la forza dei Quicksand risiede essenzialmente in questo.
La circolarità del riffing è una caratteristica comune a molti brani, e conferisce ad essi - soprattutto a quelli meno "tirati" - una dimensione ipnotica, quasi psichedelica.
Per quanto la definizione sia ovviamente azzardata, chiamiamoli "i Tool in versione Hardcore".

Voto: 7,8/10

Genere: post-hardcore, alternative metal












Elliott Smith - Either/Or [Kill Rock Stars 1997 ]

Either/Or è il terzo disco del compianto cantautore americano Elliott Smith.
Smith suona gli strumenti, compone i pezzi, li registra; tanto che il disco si apre con il "click" di un registratore che viene avviato.
La sua musica coniuga delle melodie splendide, a volte talmente azzeccate da sembrare un miracolo, con una profonda inquietudine e malinconia, percepibile distintamente anche senza leggere i testi.
Un disco di una bellezza sconvolgente nella sua semplicità.

Voto: 8,8/10

Genere: indie rock, cantatutore












The Hellacopters - High Visibility [Gearhead 2002]

Progetto prima parallelo e poi a tempo pieno di Nicke Andersson - batterista degli Entombed fino a Wolverine Blues -, gli svedesi Hellacopters propongono un rock aggressivo, melodico e terribilmente catchy.

Voto: 7,4/10

Genere: Rock

domenica 25 novembre 2007

Playlist settimanale (18.11 - 24.11)












Ministry - The Mind is a Terrible Thing to Taste [Sire 1989]

Il secondo album dei Ministry è forse anche la miglior sintesi del loro sound; ancora violentemente industrial, già strizza l'occhio ai feroci riff metallici che contraddistingueranno i lavori a venire, mettendo a segno un vero masterpiece. Personalmente ritengo che i loro capolavori vengano dopo, ma questo è comunque un disco importantissimo.
Pezzi forti: Breathe, Burning Inside.

Voto: 7,5/10

Genere: industrial metal












Maaya Sakamoto - Saigo no Kajitsu [Victor Entertainment 2007]

Dopo il mini-album "30 Minutes Night Flight", nuovo singolo per Maaya Sakamoto.
Tralasciando le versioni strumentali, i pezzi inediti sono due. La title track - una ballata in cui emerge la bella voce di Maaya - purtroppo non mi ha particolarmente entusiasmato in quanto mi è parsa piuttosto convenzionale e senza particolari guizzi creativi (se non sul finire del ritornello). Molto più accattivante il secondo brano, "Mitsubachi to Kagakusha", più ritmato e melodicamente assai più originale.

Insomma, ridatemi Yoko Kanno!

Voto: 6,3/10

Genere: Jpop












Hammock - Kenotic [HMK 2005]

Proseguono le mie incursioni nell'affascinante mondo della musica strumentale fra rock, elettronica e ambient. Per quanto non l'abbia ancora approfondito a dovere, questo disco mi ha già stregato: la musica degli Hammock sfugge a classificazioni univoche, lasciandosi descrivere forse solo da un'etichetta come dream music. Gli elementi che si sommano in questi brani sono molteplici, e diversi tra un brano e l'altro. Vi sono composizioni puramente ambient in cui è quasi possibile udire echi "cosmici" ("miles to go before sleep", "glacial"), altre in cui fanno capolino basi elettroniche e strumenti classici ("overcast/sorrow"), ed altre ancora più avvicinabili al post-rock o allo shoegaze ("wish"). Unico comune denominatore, l'alone "da sogno" che avvolge e compenetra la musica, rendendo l'ascolto di questo "Kenotic" un'emozione quasi ultraterrena.

Voto: 7,6/10

Genere: dream rock - ambient













The Go! Team - Proof of Youth [Sub Pop 2007]

I Go! Team sono genio ed energia allo stato puro, un fantastico carosello di idee, suoni, ritmi; la classica boccata d'aria fresca, la new sensation, the wind of change, tutto quello che vi viene in mente.
Per i dettagli rimando alla recensione di qualche mese fa.
E visto che questa settimana mi sento buono, posto anche uno spettacolare video:



Voto: 8,3/10

Genere: indie pop












Penguin Cafe Orchestra - Music from the Penguin Cafe [EG 1976]

La musica della Penguin Cafe Orchestra decisamente non appartiene a questo mondo; forse al Paese delle Meraviglie, chissà. Non mi soffermo a descriverne gli elementi formali perché non saprei neanche cosa dire: progressive? Jazz? Avanguardia? Pop? No no no, tutto troppo riduttivo.
Ascoltare è l'unico consiglio che mi sento di dare.

Voto: 8,4/10

Genere: ?!?!?












Beth Orton - Daybreaker [Astralwerks 2002]

Adoro Beth Orton sia per la sua meravigliosa e seducente voce che per la sua musica, in cui si fondono una vocazione da songwriter purosangue e la predilezione per elementi elettronici e classici riconducibili al trip-hop.

Video: Concrete Sky.

Voto: 7/10

Genere: Rock

domenica 18 novembre 2007

Playlist settimanale (11.11 - 17.11)












Alcest - Souvenirs d'un Autre Monde [Prophecy 2007]

Decisamente affascinante questo progetto solista del francese Neige, già chitarrista di band black metal estremo (Peste Noire e Forgotten Woods). In Souvenirs d'un Autre Monde le radici black metal si ammorbidiscono e vanno incontro ad aperture post-rock e atmosfere shoegaze, creando un sound davvero originale, che alterna momenti acustici a tipici walls of sound .
Nelle chitarre e nei tempi di batteria le influenze della musica estrema sono ancora percepibili - eppure piegate a dare vita ad atmosfere sognanti, evocative, di grande dolcezza ("Les Iris"). La melodia gioca un ruolo importante nell'evocare scenari densi di un fortissimo pathos, e per questo motivo mi sento di accostare la musica di Alcest, oltre che allo shoegaze dei My Bloody Valentine, al post-rock "nordico" dei Sigur Ròs.
Una piccola grande perla, a tratti commovente per la chiarezza dei sentimenti che riesce a trasmettere.
Più semplicemente sei lunghe, splendide canzoni.

Voto: 8,6/10

Genere: metal, shoegaze, post-rock












Pale Forest - Exit Mould [Listenable Records 2001]

Sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo disco, consigliatomi in una discussione sul Gothic Metal con voce femminile. Qui diciamo che il "Gothic Metal" in senso stretto è già un ricordo, molto presente, ma comunque un ricordo. I Pale Forest reinterpretano il genere in maniera piuttosto eclettica e "rock", dando vita ad un immaginario incontro tra Emiliana Torrini, i The Gathering e i Within Temptation. Una miscela di dolcezza e (moderata) aggressività, di cui l'opener "Stigmata" offre già un'ottima sintesi.

Grazie a LoriVarney per la segnalazione.

Voto: 6,8/10

Genere: rock

I'm in love with technology - Ipod Touch da 8 giga

Io sono il re degli acquisti scriteriati, lo sono sempre stato, fin da quando andavo nei negozi di dischi (il peer-to-peer era ancora fantascienza) e compravo i cd basandomi sulla copertina. Peraltro con questo metodo non ne ho mai sbagliato uno, ma questo non c'entra molto.

Quando sono venuto a sapere dell'esistenza del nuovissimo Ipod Touch sono entrato in pieno, tipico, delirio da acquisto; sapevo benissimo che 299 euro (prezzo della versione 8 giga) sono, al di là di ogni ragionevole dubbio, una cifra spropositata per un oggetto che alla fin fine serve a sentir la musica. Ma dentro di me una vocina ripeteva "chi se ne frega, lo voglio".













Fatto il giro dei negozi solo per sentirmi dire che la versione 8 giga - a differenza della molto meno avvicinabile 16 giga a 399 euro - era terminata e nessuno sapeva se e quando sarebbe arrivata, decido di mettere in atto tutta la mia proverbiale perseveranza, che in questi casi dà davvero il meglio di sè.
Armato dunque di carta postale prepagata ordino l'oggetto delle mie brame direttamente dal sito della Apple.
Invio l'ordine alle 17, il giorno dopo alle 13 ho già il pacco tra le mani.
Sono dei veri fulmini alla Apple.

Per il momento sono assolutamente soddisfatto, questo Ipod Touch è un oggettino semplicemente stupendo, ultracompatto (è spesso solo 8 mm), bello da vedere e da usare.
"Touch" definisce il primo Ipod dotato di tecnologia Touchscreen.
Vi assicuro che sfogliare i propri dischi scorrendone le copertine col ditino è una gioia indescrivibile. L'interfaccia è gradevole, essenziale, intuitiva, tutto è a portata di mano (o meglio di dito).
I video vanno che è una meraviglia sullo schermo widescreen da 3,5". Inizialmente mi è parso un ostacolo il mancato supporto del formato divx a favore dei nativi Apple .m4v, .mp4 e .mov; in realtà è bastato scovare un programmino dedicato e gratuito (MediaCoder iPhone/iPod Touch Edition) che converte in pochissimo tempo nel formato adatto qualunque filmato.

Unica pecca, non riesco ancora a connetterlo ad internet in Wi-Fi - questo Ipod infatti ha la possibilità di connettersi in modalità wireless (802.11b/g), di navigare utilizzando il browser Safari, di visualizzare i video di Youtube e di acquistare brani da Itunes Store direttamente sul lettore.
Purtroppo al momento, per quanto si agganci senza problemi alla mia rete domestica e la ricezione sia al massimo, il mio Ipod Touch non apre le pagine web (credo sia un problema di server DNS); tuttavia ci smanetterò, come l'esperienza mi ha insegnato queste cose non funzionano mai al primo colpo ... e neanche al secondo.

Last but not least, Ipod Touch permette di visualizzare foto e di sincronizzarle da Itunes, così come avviene per gli mp3 e i video.
Altra chicca, le immagini possono essere ridimensionate aprendo e chiudendo due dita (pollice e indice sono di gran lunga le più probabili) sullo schermo.


Concludendo, l'Ipod Touch è un lettore mp3/video/foto molto valido nonchè un gran bell'oggetto in senso lato. Certo il prezzo è elevato, ma per i veri nerd musicofili come il sottoscritto questo non è un ostacolo insormontabile.

PRO: ottima qualità audio, interfaccia gradevole ed efficace, splendido design

CONTRO: prezzo davvero elevato in rapporto alla capacità, wireless di difficile configurazione (almeno nel mio caso), auricolari in dotazione di qualità mediocre




Collegamenti:

http://www.apple.com/it/ipodtouch/features.html

domenica 11 novembre 2007

Playlist settimanale (04.10 - 10.11)

Questa settimana è stata quasi completamente assorbita dai Bel Canto e dal loro meraviglioso Magic Box. Dedicherò senza dubbio i prossimi giorni all'esplorazione del resto della loro discografia.
Comunque il tempo per qualcos'altro l'ho trovato..












Orbital - 2 [FFRR Records 1993]

Orbital 2, o "brown album", è un disco dato alla luce nel 1993 dai fratelli inglesi Paul e Phil Hartnoll, in arte, appunto, Orbital.
E con questo disco quattro anni fa mi sono avvicinato alla techno, che un po' per pregiudizio, un po' per la mia formazione musicale fino a quel punto, avevo sempre snobbato. In effetti è diffusa, soprattutto tra gli amanti o i puristi del rock la credenza che la techno sia esclusivamente quello che passa in discoteca, o che comunque si tratti di musica (o meglio non-musica) fredda e senza emozioni in quanto eseguita da macchine.
Niente di più falso.
Orbital 2 è un disco incredibilmente complesso, in cui la connotazione puramente dance si assottiglia per lasciare spazio alla creatività, alla miscelazione dei suoni, alla ricerca dell'atmosfera.
Tutto suona estremamente naturale e fluido, anche i brani più lunghi scorrono senza che l'ascoltatore quasi se ne accorga, tante e tali sono le sfumature e i graduali cambi d'atmosfera.
Ne è un esempio "Planet of the Shapes", il cui ritmo pieno e incalzante verso la metà del brano sfuma in un ipnotico accavallarsi di suoni eterei e sitar sintetici, per poi riprendere a pieno regime fino alla fine, quando una voce scandisce la frase da cui tutto ha avuto inizio: "even a stopped clock gives the right time twice a day".
Si passa per episodi più dance oriented, per quanto sempre pervasi da una forte componente atmosferica, data dalla ripetizione quasi ossessiva dello stesso loop (lush 3-2) ed altri più complessi. Tra questi ultimi spicca "Impact (the earth is burning)", che non tanto strutturalmente quanto per la quantità di suoni e il loro continuo alternarsi e sovrapporsi in molteplici combinazioni presenta un notevole grado di complessità.
Il vero pezzo forte si intitola "Halcyon + on + on", e forse è stato proprio quello che mi ha fatto capire quanto valida potesse essere anche a livello emozionale questa musica.
L'incipit è un sogno, un tappeto sonoro dolcissimo privo di spazio e di tempo; la scena che dipingo nella mia mente ascoltandola passa attraverso gli occhi di un novello astronauta che dallo spazio volge per la prima volta lo sguardo verso la terra, mentre il sole sta spuntando dietro di essa. Dopo poco subentrano dolci rintocchi di pianoforte e un suono angelico, che sembra per metà un flauto e per metà una voce umana, femminile. Quando subentra il basso sintetico improvvisamente la struttura prende forma, il tempo riprende a scorrere, ed è semplicemente esaltante.
Forse si è capito, ma potrei andare avanti per mezz'ora a parlare solo di questo singolo brano.

Orbital 2 è un capolavoro, un disco che tutti i detrattori per partito preso della musica techno ed elettronica in generale dovrebbero almeno provare ad ascoltare.
Chi invece è già dotato della giusta curiosità e apertura mentale se lo procuri senza pensarci due volte.

Voto: 10/10

Genere: elettronica, techno












Chihiro Onitsuka - The Ultimate Collection [Universal Music Japan 2004]

Ho scelto questa raccolta per avvicinarmi alla musica di Chihiro Onitsuka, cantautrice e pianista pop attiva dal 2000 e molto nota in Giappone.
Il mood della maggior parte dei pezzi è malinconico, e gli arrangiamenti si basano principalmente su pianoforte, chitarra acustica e archi.
Fin qui nulla di fuori dalla norma. Quello che è fuori dalla norma è la voce della Onitsuka; al di là dell'incredibile tecnica ed estensione è l'espressività a lasciare attoniti, la capacità di trasmettere emozioni diverse a seconda del momento, adattandosi perfettamente alla musica, dalle parti più dolci a quelle più aggressive. In questo senso Infection dall'album "This Armor" è un brano esemplare, oltre ad essere uno splendido esempio di ballata malinconico-drammatica dalle tinte fortemente dark.
Sicuramente una delle proposte di maggior serietà e spessore nel panorama della musica pop giapponese.

Voto: 8,0/10 (essendo una raccolta, è più un voto all'artista che all'album in sé)

Genere: japanese pop, cantautrice












... And you will know us by the trail of dead - Source tags & codes [Interscope Records 2002]

Gli and you will know us by the trail of dead sono classificati "indie-rock", etichetta in verità piuttosto riduttiva (per loro come per gli altri gruppi che se la vedono appiccicare).
La loro musica presenta una forte sensibilità melodica, espressa però attraverso un muro di chitarre; questa seconda caratteristica è poi andata addolcendosi coi dischi successivi (chissà perché il contrario non succede mai). Questa riuscita miscela di violenza e dolcezza rende Source Tags & Codes accostabile, anche se alcuni gradini sotto e non certo perché si tratti di proposte formalmente identiche (anzi), all'immenso Relationship of Command degli At the Drive-In, uscito due anni prima.

Voto: 7,8/10

Genere: noise rock, indie rock

domenica 4 novembre 2007

Playlist settimanale (28.10 - 03.11)












Bel Canto - Magic Box [Atlantic 1996]

Dei norvegesi Bel Canto conoscevo finora solo White-Out Conditions (1987), un disco incredibilmente affascinante tra atmosfere nordiche e contaminazioni etnico-elettroniche, reso ancora più emozionante dalla incredibile voce della cantante, Anneli Marian Drecker.
Saltando due dischi arrivo a questo Magic Box: qui la dimensione sinceramente cosmopolita della musica dei Bel Canto rispetto agli esordi è letteralmente esplosa, passando da suggestioni geograficamente più "fredde" - per quanto splendide - a un vero e proprio caleidoscopio di idee e ispirazioni che abbracciano le sonorità più disparate, dalle melodie orientali ai ritmi caraibici.

Voto: 7,8/10

Genere: Synth-folk, World Music












Do As Infinity - New World [Avex Trax 2001]

Nella loro carriera durata 6 anni i Do As Infinity sono stati uno dei gruppi pop/rock più amati in Giappone, con oltre tre milioni di dischi venduti. Il nucleo della band, il chitarrista/compositore Dai Nagao e la cantante Tomiko Van, hanno dato alla luce in questo lasso di tempo sei album, venti singoli, otto DVD dal vivo e una serie interminabile di concerti, di cui molti tenutisi "on the street" o in cd-stores (abitudine promozionale molto radicata in giappone).
New World segue il debutto Break of Dawn, entrando direttamente al primo posto della Oricon Chart. Insieme al successivo "Deep Forest" costituisce il punto di massima ispirazione della band, e contiene alcuni pezzi che diverranno dei classici: desire, we are, summer days.
Un album pop-rock di ottima fattura, ben arrangiato e trainato dalla voce angelica della bella Tomiko.

Voto: 7,2/10

Genere: J-rock












Ai Otsuka - Love Cook [Avex Trax 2005]

E con questo completo la discografia di Ai Otsuka. Love Cook è il terzo album, e la prima cosa che ho notato terminato l'ascolto è un ottimo equilibrio tra i pezzi, che si dividono tra episodi sfacciatamente pop e brani molto più seri ed emotivi. Tra i primi U-Boat, Ramen 3- fun cooking (ai limiti del demenziale), ma soprattutto Birthday Song e Smily, episodi immancabili quanto irresistibili nelle esibizioni dal vivo dove dimostrano tutto il loro valore.
Tra i pezzi seri invece troviamo delle meravigliose ballate - Planetarium su tutte - ma anche brani dalle tinte molto "dark", come 5.09 a.m. e in particolare Cherish.
Le due facce della venticinquenne di Osaka coesistono così splendidamente in questo Love Cook, probabilmente ad oggi il lavoro più convincente.

Voto: 7,7/10

Genere: J-pop












Two Lone Swordsmen - From the Double Gone Chapel [Warp 2004]

Basso, synth, batteria, voce. La formula dei Two Lone Swordsmen è quella di una dark-wave sintetica e spietata, una musica tanto viscerale quanto galvanizzante.

Voto: 7,0/10

Genere: synth-wave