Già dai primi fotogrammi è chiaro che non si tratta di un'opera convenzionale.
Per diversi secondi dopo i titoli di testa lo schermo è occupato dall'acqua, come se ci si trovasse sotto di essa, e da un forte gorgoglio ovattato.Poi all'improvviso fuori: una cascata, vegetazione rigogliosa intorno. Alcune inquadrature ci mostrano un immenso e lussureggiante parco boschivo.
Poi un tunnel nella pietra, luci artificiali, fino a delle scale e una porta con scritto "3". Dentro, un'abitazione luminosa, modesta ma curata; in una stanza giace una bara, piccola, adatta per un bambino di 6-7 anni, con una piccola grata a forma di stella sul coperchio. Si sentono dei passi, e intorno alla bara si radunano prima una, poi due, e infine sei persone che non vediamo se non dalla vita in giù, ma che capiamo essere tutte bambine. La bara viene aperta, una bimba giace al suo interno; quando apre gli occhi vediamo i volti delle altre, la più grande delle quali inizia a parlare.
- Come ti chiami?
- Iris.
- Buongiorno, Iris.
Loro sono Nadja, Rose, Vera, Alice e Selma.
E io sono Bianca.
Questo l'incipit di Innocence. Nel giro di cinque minuti quella che la regista ci mette di fronte è una situazione strana, incomprensibile, e in un certo modo anche inquietante, unita ad un'ambientazione anch'essa colma di contraddizioni e interrogativi. Gli stessi personaggi sono un mistero: perché tutte bambine? Che ci fanno qui? E soprattutto, che posto è questo?
E da qui inizia anche la storia, che senza alcuna fretta di dare spiegazioni ci pone in un mondo parallelo, sognante e bucolico, una realtà tanto bizzarra quanto affascinante, a cercare di dare un senso preciso a quello che scorre davanti ai nostri occhi...
E il senso continua a sfuggire, mentre le splendide immagini piano piano ci catturano rendendoci partecipi di un'esperienza quasi onirica, al punto che trovare un senso quasi non ci importa più.
Senza aggiungere altro, consiglio di cuore la visione di Innocence, in quanto lo ritengo un film tanto particolare - per la storia ma anche per le scelte registiche - quanto affascinante - per i dubbi che insinua nello spettatore, la poesia da cui è pervaso e la splendida fotografia.
Il film in Italia non è stato distribuito, tocca quindi reperire l'originale francese (tramite i canali che ognuno preferisce..) e armarsi di sottotitoli.
Impegno di ben poco conto, vi assicuro, rispetto alla bellezza dell'opera in questione.
Nota: in Innocence è possibile evidenziare diversi punti di contatto (o si tratta proprio di ispirazione?) con un altro film, "Picnic a Hanging Rock" del regista Peter Weir (1975). Consigliata caldamente la visione anche di quest'ultimo.
1 commento:
Il film è splendido, la tua presentazione è perfetta...sono d'accordo con il confronto "Pic-nic ad hanging rock" a cui ho pensato anch'io appena ne ho ben compresa l'atmosfera...quando ci vedremo ti dirò di più, magari sabato alla Latteria.
Ti ringrazio ancora per il regalo, a presto biondino!
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