giovedì 28 febbraio 2008

Ho il dvd, ho i sottotitoli. Now what?! (Ovvero, come aggiungere sottotitoli a un dvd)

Recentemente mi sono trovato alle prese con una procedura relativa al cosiddetto "dvd authoring", idealmente semplicissima, che poi si è rivelata nei fatti diabolicamente intricata. Dunque, i fatti sono questi: ho un film in dvd che nella mia lingua non è stato tradotto. Esistono però dei sottotitoli realizzati da appassionati. Mi sento quindi legittimato a desiderare che la magica unione di questi due ingredienti mi dia un dvd coi sottotitoli nel mio patrio idioma.
Facile a dirsi, assai meno a farsi.
Ma poichè dopo una settimana di tentativi e di sonore incazzature sono alfine giunto al risultato sperato, ho deciso di rendere partecipi tutti i lettori della procedura magica; nel caso qualcuno un bel giorno si trovasse nelle medesime necessità...

Che cosa devo per forza avere prima di iniziare?

a. il dvd incriminato
b. il file sottotitoli in italiano in formato *.srt che ho recuperato da qualche parte in rete

Che programmi mi serviranno?

- dvd decrypter
- vobedit
- srt2sup
- ifoedit
- dvd shrink
- alcohol 120%


1. con dvd decrypter decripto (appunto) il mio dvd sull'hard disk.
2. con vobedit, dopo aver aperto il file "VTS_01_0.VOB" (o comunque il VOB del film, controllate con VLC se avete dei dubbi) contenuto nella cartella "VIDEO_TS" del dvd che ho decriptato sull'hard disk al punto 1, "demuxo" (ovvero separo) su hard disk il flusso video e il flusso (o i flussi) audio. Per farlo clicco su "demux" e poi su "demux all audio streams" e "demux all video streams". Al termine di questa operazione avrò una cartella contenente un file video (*.m2v) e uno o più file audio (*.ac3)
3. con srt2sup converto il mio file di sottotitoli con estensione *.srt in un file con estensione *.sup (il formato supportato da ifoedit, che useremo dopo). To do so, apro il menu "srt file" e scelgo "open as text". Do ok alla finestra di dialogo che si apre, indi clicco su "all" (sulla destra). Ora, la faccenda dei colori non l'ho ben capita (diciamo pure che ho fatto tutto a caso finchè non mi è riuscito di ottenere un risultato decente), comunque ho fatto così:
- clicco su "alter subtitle layout"
- clicco su "global"
- nella finestra che appare imposto tutto così:
backgnd:
teal, trans
outline:
black, trans
text:
white
antialias:
gray
vertical alignment: bottom
horizontal alignment:
center
markers: black
- do "ok", poi "close"
- dal menu "sup file" seleziono "save", scelgo un nome e via con la conversione (piuttosto lenta ahimè).
4. in ifoedit dal menu "DVD author" seleziono "author new DVD"; ora non faccio altro che inserire i file video e audio ottenuti al punto 2, nonchè il file sottotitoli ottenuto al punto 3, ognuno nella sua apposita casellina. Ciò fatto do "ok", scelgo dove salvare i files e attendo un altro po'.
5. finita l'attesa clicco su "open" e vado ad aprire il file "VTS_01_0.IFO" contenuto nella cartella "VIDEO_TS" del dvd che ho decriptato sull'hard disk al punto 1. Ora double click su "VTS_PGCITI", e seleziono "VTS_PGC_1". Dal menu "subtitle color" seleziono "copy colors from this PGC".
6. ora di nuovo su "open", ma questa volta vado ad aprire il file "VTS_01_0.IFO" che troverò nella cartella in cui ho salvato i files al punto 4. Di nuovo double click su "VTS_PGCITI", seleziono "VTS_PGC_1", e infine dal menu "subtitle color" seleziono "paste colors into this PGC".
Clicco su "save", alla richiesta di sovrascrittura confermo. Ci siamo quasi!
7. in dvd shrink clicco su "open files" e scelgo la cartella contenente i files salvati al punto 4. Clicco quindi su "backup!" e scelgo di creare un'immagine *.ISO. Questo tornerà utile per verificare il risultato: avrò infatti un'immagine pari pari del DVD masterizzando, che potrò montare su un qualunque drive virtuale e vedermi con un altrettanto qualunque video player che mi permetta di selezionare la traccia sottotitoli (consiglio VLC).
8. se i sottotitoli risultano leggibili masterizziamo l'immagine dvd con alcohol 120% e il gioco è fatto!

Questa piccola guida, che spero possa tornare utile a qualcuno, è stata realizzata mettendo insieme diverse procedure trovate qua e là, ma soprattutto sbattendo la testa contro il muro per diversi giorni.

martedì 26 febbraio 2008

Narutaru, fantascienza, brutalità e denuncia sociale

Narutaru è una serie tv in tredici episodi del 2003, tratta dall'omonimo manga di Mohiro Kitoh.
"Narutaru" è la contrazione di Mukuro naru hoshi tama taru ko, che sta a significare "il dono prezioso di una stella morente a una ragazzina" (preso da Wikipedia pari pari, che vi credete, ancora non sono a questi livelli). Il manga ha subito ovunque censure più o meno pesanti, e in alcuni paesi ne è stata addirittura interrotta la pubblicazione; questo a causa della pesantezza di certi argomenti trattati e di alcune scene molto crude e violente - in netto contrasto con un'immagine esteriore da "prodotto per bambini".
La stessa dinamica si ripropone nell'anime, sebbene con una rappresentazione della violenza decisamente meno "grafica" - ma comunque chiarissima; a partire dalla spensierata sigla nulla lascerebbe immaginare che l'evoluzione della serie si traduca in morte e sofferenza, nella spietata rappresentazione di quanto di peggio gli esseri umani siano in grado di infliggere al loro prossimo.


Narutaru ha come protagonista una ragazzina delle elementari, Shiina Tamai. Durante la consueta vacanza estiva dai nonni al mare, spintasi troppo al largo perde le forze e rischia di annegare. Viene salvata da uno strano e buffo essere a forma di stella, che da quel momento inizierà a seguirla ovunque come una specie di compagno. Shiina battezza la silenziosa creatura (che nella serie viene definita "drago") Hoshimaru, e ben presto scopre che essa è dotata di strani poteri, tra cui il volo e la possibilità di modificare la propria forma.
Non può ancora immaginare come l'incontro con questo strano e apparentemente innocuo essere le spalancherà un mondo di terrore, sofferenza e morte.
Già dai primi episodi, nonostante il clima sia sereno e disteso, si fa strada nello spettatore un vago senso di inquietudine e tensione. Gran parte del lavoro lo fanno le musiche, che anche su scene apparentemente normali presentano qualche dissonanza più o meno accentuata, dando l'impressione non del tutto cosciente che "qualcosa non vada".


Se per nove episodi la narrazione tratta "il mistero dei draghi" - anche qui con rivelazioni assai poco piacevoli -, da lì in poi l'attenzione si sposta sulla vita scolastica di Shiina e delle sue compagne, e qui calano le tenebre più nere. Vengono descritti atti di bullismo e violenza, di stupro, tendenze suicide. Il tutto, non dimentichiamoci, con protagonisti bambini delle elementari. Tutto questo assume un valore ben preciso alla luce delle statistiche, che riconoscono al Giappone il triste primato di paese con il più elevato tasso di suicidi. Suicidi che spesso hanno anche fenomeni come il bullismo scolastico fra i fattori scatenanti.

Con la sua conclusione Narutaru lascia molti misteri irrisolti, sull'origine dei draghi, sul perchè si scelgano un compagno, sullo scopo della loro esistenza. Ma lascia anche con parecchio su cui riflettere, e in conclusione se devo decidere se consigliarla o meno è proprio per questo motivo che dico di sì.

Narutaru è una serie quantomeno atipica, violenta, angosciante, piena di controversie; ma è anche una di quelle che lasciano il segno.

domenica 24 febbraio 2008

The Host, eclettico monster movie fra humour nero e terrore

The Host, titolo originale "Gwoemul", è un film del 2006 del regista coreano Bong Joon-ho.
Attratto dalla locandina e dall'inquietante trailer me lo sono procurato - a fatica, perchè ovviamente di distribuzione italiana manco l'ombra.
La storia esordisce nell'obitorio di una base americana in Sud Corea, nel 2000. Due dottori versano un centinaio di bottiglie di formaldeide giù per lo scarico; la sostanza finirà direttamente nelle acque del fiume Han. La scena successiva mostra due uomini intenti a pescare nel fiume; uno di essi nota qulcosa di strano nell'acqua, riesce a raccoglierlo in una tazza ma poi se lo fa sfuggire.
Anni dopo, sempre sulle rive del fiume, si forma un gruppo di curiosi: cos'è quella grossa cosa appesa sotto il ponte? Materiale da costruzione? No, sembra muoversi...
Non racconto oltre per non rovinare le scene successive, che sono tra le migliori del film.
In the Host comunque sia c'è un mostro, c'è qualcuno che scompare, e ci sono gli eroi che andranno a reclamare giustizia. Ma quanto siamo lontani da un'analoga narrazione di stampo USA! Gli eroi di questo film sono tutto tranne che eroi classici, integerrimi e magari bellocci. Sono persone semplici, pure poco sveglie, che si trovano calate loro malgrado in un vero incubo, e sono costrette ad affrontarlo con tutti i mezzi che hanno.


La grande forza di questo film, ciò che lo rende un fortunatissimo esempio di intrattenimento "intelligente", è il saper mescolare generi diversi e soprattutto registri diametralmente opposti, riuscendo ad essere drammatico e spaventoso da una parte, e addirittura a far ridere di gusto dall'altra. E il bello è come questa operazione non risulti assolutamente artefatta o forzata; grazie ad un'ottima caratterizzazione dei protagonisti (nonchè alla loro bravura) certe scene oggettivamente ai limiti del demenziale sembrano calzare perfettamente.
Il film introduce oltre a questi anche dei temi "importanti" come l'ecologismo e l'indifferenza delle istituzioni di fronte ai drammi personali - e questo è un po' un "tema portante parallelo", che condiziona tutto lo svolgersi degli eventi.
Se per questi aspetti siamo molto distanti dal classico prodotto del genere made in USA, dal punto di vista tecnico/visivo The Host non ha nulla da invidiare ai concorrenti a stelle e strisce, proponendo scene assolutamente spettacolari ed effetti speciali di prim'ordine, così come un accompagnamento sonoro di grande effetto.
Promosso a pieni voti.

Un ultimo consiglio: ho potuto notare come il doppiaggio americano abbia tendenzialmente cambiato il senso di molte frasi, pertanto raccomando la visione di The Host in lingua originale con sottotitoli (inglesi o italiani, si trovano entrambi).

Collegamenti:

Sito ufficiale

Trailer

domenica 10 febbraio 2008

Playlist settimanale (03.02 - 09.02)

Et voilà, ritorna la playlista che tanto (?) aspettavate; poche ma interessanti novità che vado subito a descrivervi. Enjoy!












Penguin Cafe Orchestra - Penguin Cafe Orchestra [EG 1981]

Proseguo con il secondo capitolo della Penguin Cafe Orchestra, ed è ancora magia pura. Di nuovo le coordinate sono le più disparate, dal folk al jazz alla classica per dare vita ad una musica da camera fatta di associazioni libere, di immagini da sogno, di momenti di gioia totale.
Eh sì, perchè rispetto al già bellissimo esordio qui la musica della Penguin Cafe Orchestra si arricchisce di una dimensione giocosa e solare del tutto unica.

Voto: 8,4/10

Genere: chamber music












The Boo Radleys - Wake Up! [Creation 1995]

I Boo Radleys partono da un sound tipicamente shoegaze o dreampop, per poi avvicinarsi sempre più ad un pop-rock più diretto e pulito. Wake Up! rappresenta il più riuscito tentativo di questa seconda fase.
A partire dal singolo "Wake Up, Boo!" la ricetta dei Boo Radleys appare chiara: un rock-pop solare, intelligente, ben suonato e arricchito da superbi arrangiamenti di fiati.
Un ascolto in un certo senso molto disimpegnato, ma santiddio, ci vuole pure questo!

Voto: 7,2/10

Genere: rock-pop












Chavez - Ride the Fader [Matador 1996]

Davvero incredibile questo disco. I Chavez riescono nel magico intento di fondere gli incastri math-rock con una spiccatissima sensibilità melodica, liberando il genere da quel didascalismo che in certe sue forme si porta appresso - relegandosi a pane per i soli appassionati, tipo me.
In sostanza quello che abbiamo qui sono pezzi rock inusuali, con patchworks di chitarra originalissimi e tempi spesso complessi, e tuttavia miracolosamente immediati e fruibili.

Voto: 8,0/10

Genere: math-rock, post-hardcore

giovedì 7 febbraio 2008

Now and Then, Here and There - l'orrore della guerra annienta i sentimenti

Now and Then, Here and There è una serie TV in 13 episodi del 1999/2000, diretta da Akitaro Daichi e realizzata da Studio Aic / Geneon Entertainment.
Me lo sono sparato tutto di fila domenica passata (ah che belle le full immersion, quando si ha il tempo da farle!), e devo ammettere che mi ha molto impressionato.
Innanzitutto, le analogie col capolavoro Miyazakiano Mirai Shonen Conan (che in sede di recensione darò per scontato) si sprecano: a parte che qui non siamo sulla Terra - o meglio non più dopo i primi dieci minuti - c'è tutto quello che caratterizza il mondo post-atomico in cui Conan e Lana lottano per la sopravvivenza loro e del genere umano.
La città-fortezza in questo caso non è Indastria ma Helliwood, e anche qui si tratta di vestigia e imponenti tecnologie belliche del passato che un sovrano pazzo e spietato si appresta a riattivare. Per fare questo ha bisogno di una strana ragazzina (Lala Ru, la nostra Lana) e del suo potere ....
Il protagonista, Shu, è un vero alter ego di Conan, giovane, ottimista, rispettoso della vita, e in certe situazioni disumanamente forzuto e atletico (ricordate l'arrampicata sulla torre di Indastria? Ecco.)
Cosa rende allora questa serie valevole di visione, e non un mero riciclo di uno schema già collaudato?









In "Now and Then, Here and There" non c'è quasi spazio per umorismo o toni leggeri; la guerra è mostrata in tutta la sua spietatezza, e a far quasi più paura delle violenze e delle uccisioni sono le logiche perverse che della guerra stanno alla base. Con l'illusione di un "grande disegno", di un nobile scopo, dei ragazzi e addirittura dei bambini vengono addestrati ad uccidere dei loro simili, ad avere disprezzo della vita altrui, giustificando qualunque azione, anche la più atroce, con gli ordini ricevuti.
Durante tutta la serie vengono presentate situazioni in cui la logica non serve a risolvere le divergenze, dove pur sforzandosi non è possibile individuare chiaramente la retta via, il modo più giusto di agire, semplicemente perchè non esiste; la guerra annienta qualunque pensiero razionale, e insieme ad esso valori come amicizia ed altruismo.
Nonostante i protagonisti siano quasi tutti bambini "Now and Then, Here and There" è una serie molto diretta e a tratti brutale, che non risparmia squarci di estrema crudeltà e violenza: per vivere bisogna uccidere, o meglio uccidersi a vicenda, e così perdere la propria umanità un pezzetto alla volta.
Parallelamente non mancano del resto momenti di profonda poesia, in cui le speranze nel mondo e nell'umanità sembrano non essere definitivamente perdute.

La validità di "Now and Then, Here and There" non sta tanto nell'aspetto tecnico, per il quale ci troviamo di fronte ad un prodotto di livello discreto ma nulla di più.
E' invece raro trovare una serie che vada così in profondità nello scandagliare le inquietudini, le contraddizioni, e in fondo il marcio e la bellezza che coesistono nell'animo umano, mostrando la guerra per quello che è: una totale follia.

Voto: 8,0/10

Collegamenti:

Sito ufficiale.

Trailer (amatoriale).