Ministry - The Last Sucker [Megaforce 2007]
I tempi di The Land of Rape and Honey o The Mind is a Terrible Thing to Taste, veri e propri manifesti dell'industrial metal, sono ormai lontani. I Ministry, controversa (per scelta) creatura di Al Jourgensen, dopo ventiquattro anni di attività e undici album in studio giungono a quello che è, a detta dello stesso poliedrico frontman, il capitolo conclusivo di una carriera all'insegna del connubio fra sonorità industriali, heavy metal, elettronica, campionamenti e messaggi politici.
E questo The Last Sucker prosegue e conclude il discorso iniziato con Houses of the Molè del 2004: l'attacco più feroce contro il presidente degli USA G. W. Bush.
Negli anni lo stile dei Ministry è andato ovviamente cambiando; in particolare negli ultimi dischi il sound si è spostato sempre di più verso il metal vero e proprio, abbandonando certe ritmiche industrial ossessive.
The Last Sucker in questo senso non propone nulla di nuovo, se non la formula dei due dischi precedenti. Tuttavia bisogna dire che i pezzi legnano che è un piacere, mettendo insieme una serie di riff spaccaossa e ritmiche marziali di sicuro impatto. Basti sentire l'opener "Let's Go", una "painkiller" semplificata e marcia fino al midollo. Qua e là spuntano i soliti campionamenti, i sinistri proclami di George W., mentre è onnipresente l'ormai storico cantato ultra filtrato di Jourgensen.
Assai particolare e sopra le righe la traccia 9, "Die in a Crash"; tanto melodica da sembrare un pezzo punk, nel ritornello sfodera un organetto decisamente malato.
Gustosa la cover di "Roadhouse Blues" dei Doors.
Un album discreto insomma, a chiusura di una carriera ultra ventennale che conta, fra i tanti, dei dischi semplicemente enormi.
Voto:6,5/10
Genere: Industrial Metal
Ai Otsuka - Love Piece [Avex Trax 2007]
Niente da fare, ci sono decisamente rimasto sotto. Questa settimana non è passato un giorno senza che ascoltassi il nuovissimo album di Ai Otsuka, o perlomeno i singoli da esso estratti.
In questo Love Piece, tra motivetti zuccherosi e romantiche ballate, la signorina Otsuka dimostra di essere anche maturata. Soprattutto nell'uso della voce, non sempre così "infantile" come nei primi lavori - per quanto a me piacesse anche lì -, ma anche nella scelta dei pezzi. Singoli come "Peach" o "Frienger" dimostrano in questo senso un passo avanti rispetto a pezzi come "Sakuranbo" o "Happy Days", che forse proprio per quella esagerata allegria ed ottimismo che manifestavano si precludevano una certa fetta di ascoltatori.
Peach è una splendida canzone dal tema estivo, al solito condita da melodie curatissime alla cui immediata memorizzazione è impossibile sfuggire. Frienger è anch'esso uno strepitoso pezzo pop, eppure non così diretto o immediato come sarebbe lecito aspettarsi; lo dimostra il fatto che le sue vendite siano state piuttosto basse. Quanto a me, è probabilmente il singolo che preferisco fino ad ora.
Se lo ascoltate e vi fa schifo, non prendetevela con me; come ho già detto qualche post fa, su questa musica non so essere obiettivo e in realtà non mi frega di esserlo. Soprattutto in questo caso.
I'm addicted to Ai.
Voto: 7,5/10
Genere: Jpop
Anoice - Remmings [Important Records 2006]
Gli Anoice sono un sestetto giapponese fautore di una splendida e personale (re)interpretazione del post-rock, in una maniera che ricorda molto da vicino i Sigur Rós, eppur con esiti diversi.
Questo breve (troppo) "Remmings" alterna dei brevi e riuscitissimi pezzi atmosferici (titolati untitled I, II e via dicendo, sui quali non mi soffermo) a quattro pezzi più "strutturati".
Aspirin Music è un pezzo che si regge su un continuo e pulsante giro di basso (che ha un non so che di trip-hop), sul quale si strutturano violini, pianoforte e chitarre, a creare un quadro sospeso tra il sogno e la realtà, la cui conclusione è annunciata dal rullo dei tamburi.
Kyoto nasce come un dialogo fra pianoforte e chitarra elettrica arpeggiata, dalle tinte piuttosto tese e gravi. Anche qui subentra il violino, ma è sempre il pianoforte a dirigere il pezzo.
E veniamo ai due veri pezzi forti di questo splendido disco.
Liange è in assoluto il pezzo più bello dell'album, nonché uno dei più belli che abbia avuto la fortuna di sentire ultimamente; il violino tesse insieme al pianoforte una melodia in cui l'oriente si percepisce sulla pelle, tanto bella e malinconica che sembra quasi di trovarsi all'ascolto di una colonna sonora del grande Joe Hisaishi. Un pezzo da 10 e lode e da pelle d'oca.
E per chiudere The Three-Days Blow. Indubbiamente l'altro pezzo "importante" del disco.
Una melodia discendente tessuta da arpeggi di chitarra e violino; una ricetta semplice eppure di grande impatto. Ed è proprio la parte di violino ad intensificarsi, a suonare una melodia sempre più piena, mentre la base piano piano cresce, aggiungendo il piano, il basso e le percussioni, l'organo (!!!).
Tra le migliori uscite del 2006.
Voto: 8,0/10
Genere: post-rock
Questo ancora lo devo assimilare per bene, tuttavia posso già dire che siamo su uno dei miei terreni preferiti: post-rock strumentale, shoegaze o comunque atmosfere dreamy, inserti elettronici alla Aphex Twin.
Una sorta di God is an Astronaut o Explosions in the Sky in versione "acida".
Da approfondire, intanto i primi ascolti sono decisamente positivi.
Voto: 7/10
Genere: post-rock
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