venerdì 19 ottobre 2007

Avalon, l'illusione della realtà

Per un appassionato di animazione Mamoru Oshii è una conoscenza imprescindibile. Il suo Ghost in the Shell del 1995, oltre ad avere segnato l'inizio di una nuova era nell'utilizzo della computer grafica in animazione, andrebbe messo per l'importanza rivestita nel genere cyberpunk alla pari di un cult-movie come Blade Runner.
Gli altri suoi lavori, per quanto meno blasonati di questa vera e propria pietra miliare, definiscono comunque anch'essi una concezione e un utilizzo dell'animazione molto seri, connotati da una forte drammaticità che quasi mai lascia spazio a toni leggeri o all'umorismo. Le storie di Oshii sono crude, private di qualunque fronzolo, e i drammi presentati per quello che sono, senza divagazioni.
Ne sono un esempio i film Patlabor 1 e 2, lo è in maniera quasi brutale Jin-Roh (in cui Oshii è sceneggiatore), come lo è il medometraggio Blood - The Last Vampire (suo il soggetto).
In questo senso Oshii contribuisce in maniera eclatante a liberare il genere "animazione" da una reputazione che, soprattutto in Occidente, non gli permette di accostarsi con piena dignità al "cinema".



E' dunque con una buona dose di curiosità che mi sono avvicinato a questo Avalon, film "in carne ed ossa" che Oshii gira in Polonia nel 2001 avvalendosi di attori europei.
Avalon è un gioco di guerra simulata, in cui i giocatori si connettono tramite un'interfaccia visivo/neurale ad un computer centrale che riproduce campi di battaglia, armi, nemici, missioni da affrontare in solitaria o formando dei gruppi. Giocare ad Avalon comporta un alto rischio, sia perchè si tratta di un gioco illegale, sia perchè esiste la possibilità che la mente del giocatore sviluppi una dipendenza e resti intrappolata nel gioco, lasciandone il corpo in stato vegetativo.
Questi giocatori diventano così degli "unreturned", dei "non ritornati".
Tuttavia giocare ad Avalon per alcuni costituisce addirittura una fonte di sostentamento, in quanto ad ogni missione completata, ed in base al punteggio ottenuto, si ha diritto ad una ricompensa.
Alla base del film vi è dunque un tema già distintivo di Ghost in the Shell: l'interfaccia uomo-macchina, e la dicotomia tra "sè" reale e "sè" in quanto proiezione del sè reale nella macchina, o nella rete.




Un altro tema analogo riguarda la percezione della realtà: quanto possiamo considerare "reale" quello che vediamo? In fondo si tratta sempre di impulsi ricevuti dalle nostre terminazioni nervose, gli stessi che possiamo ricevere da una macchina. E allora, se dal nostro cervello non sono distinguibili, quale dei due stati gode di un maggior grado di realtà?
La nostra protagonista, Ash, è una giocatrice a tempo pieno; non ha amici, non ha vita sociale, la sua vita è completamente assorbita da Avalon. Col tempo nel gioco si è guadagnata la fama di giocatrice solitaria, e di migliore della classe A.
Tuttavia qualcosa inizia a cambiare quando fa la sua comparsa un misterioso giocatore che sembra essere più in gamba di lei; il passato di Ash torna a galla, insieme ad alcune strane leggende circa il mondo virtuale di Avalon...



Dal punto di vista estetico Avalon mostra un mondo buio e opprimente, in cui i colori sono soppressi a favore di una quasi monocromia che oscilla tra il seppia (nelle parti all'interno del gioco) e il grigio (nelle parti al di fuori di esso).
La storia è affrontata in modo quasi distaccato, i protagonisti non mostrano alcuno slancio che lasci trasparire il desiderio di riappropriarsi di un'umanità perduta. I dialoghi sono ridotti al minimo indispensabile, non c'è il più piccolo spazio per le facili emozioni. Oshii si pone orgogliosamente ad anni luce da qualunque tentazione hollywoodiana.

Avalon è un film riuscito per quanto riguarda la creazione di un mondo immaginario affascinante, e nel mostrare il senso ambiguo della definizione di "realtà".
Pecca però di un ritmo talvolta esageratamente lento, dando uno spazio irrisorio alle scene d'azione e di combattimento, che sarebbe lecito aspettarsi più corpose, a favore di lunghi momenti interlocutori o riflessivi. Nel complesso la visione risulta piuttosto pesante.
E' comunque una buona prova per Oshii, certamente un film fuori dal comune per più di un motivo, e anche solo per questo meritevole di esser visto.

Collegamenti:

Trailer.


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