Complice una poderosa emicrania post weekend posto in colpevole ritardo gli ascolti della settimana appena trascorsa. Io e le scadenze non siamo mai andati d'accordo, devo dire. Questa settimana vi lascio inoltre con una citazione che amo. E' tratta dalla sceneggiatura del mai realizzato film Ubik, dal romanzo omonimo di Philip K. Dick (non ricordo se c'è anche nel libro ma mi pare di no).
Già, le piccole cose mi deprimono.
E' sintomatico di qualcosa.
Così quando arrivano i guai grossi sono già pronto a crollare.
E' la mia "volontà di fallimento".
Earth - The Bees Made Honey in the Lion's Skull [Southern Lord 2008]
Proprio quando credi di aver sentito più o meno un po' di tutto arriva qualcosa che ti fa ricredere. Gli Earth di Dylan Carlson esistono dal 1990 (io li scopro solo ora ma vabbè, vorrà dire che mi farò la discografia a ritroso) e sono artefici di un rock strumentale minimalista, con strutture dilatate che sembrano ripetersi all'infinito, spesso appoggiandosi sempre su un'unica tonalità (il famoso drone), una marcatissima componente psichedelica di Sabbathiana memoria. In sostanza siamo di fronte a pezzi basati su semplici e ripetitivi giri di chitarra più o meno distorta, tempi di batteria lenti e cadenzati, qua è là tappeti di hammond, accordi di pianoforte. Detto così non rende l'idea, ma provate ad ascoltare un pezzo come "Rise to Glory" o "Omens and Portents II: Carrion Crow" per capire quanto questa musica sia in realtà una potente fucina di immagini sublimi e suggestive, di scene da cinema western, di tramonti infuocati nel deserto - e i rimandi alla musica di Ennio Morricone sono continui, se non costitutivi.
Non avendo per ora termini di paragone con gli altri album forse esagererò, ma non posso che dire che "The Bees Made Honey in the Lion's Skull" mi è piaciuto e molto.
Voto: 7,7/10
Genere: psychedelic, drone music
Meshuggah - ObZen [Nuclear Blast 2008]
Ritornano i Meshuggah - che non seguivo da quel compendio di destrutturazione che era "Nothing" del 2002 - ed è un nuovo assalto sonoro, un nuovo attacco alle fondamenta della musica in 4/4.
Al primo ascolto a metà disco sono già annichilito. Basta un pezzo come "Bleed": sembra di entrare in una segheria infernale che viene travolta da una frana di macigni.
La formula ovviamente non ha subito grossi rinnovamenti rispetto al passato, tuttavia si nota una certa tendenza ad equilibrare i tipici "tempi dispari" e parti più "dritte", nonchè qualche spruzzata di Tool qua e là (vedi i primi secondi dell'opener "Combustion")
Insomma sono i Meshuggah, con il loro gusto perverso per il tempo indecifrabile e quella maniacale precisione che ne fa il gruppo ritmicamente più devastante che conosca nell'attuale panorama "metal".
Voto: 7,0/10
Genere: metal
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