domenica 31 agosto 2008

Cinema in pillole, #7

















Strawberry Shortcakes

di Hitoshi Yazaki, Giappone 2006
Genere: drammatico

Strawberry Shortcakes racconta la storia di quattro donne e delle loro solitudini nel grande vuoto metropolitano di Tokyo.
Satoko, che all'inizio vediamo - in una scena piuttosto delirante - mentre cerca disperatamente di trattenere il suo ragazzo che la sta lasciando, fa la centralinista all'"Heaven's Gate", un' agenzia di accompagnatrici.
Una delle accompagnatrici è Akiyo, che nasconde da anni il suo lavoro ad un vecchio compagno di scuola di cui è segretamente innamorata.
Toko dipinge illustrazioni per libri e riviste, ma la frustrazione derivante dalla scarsa considerazione che le sue opere ricevono a fronte delle notti insonni passate alla ricerca dell'ispirazione la spinge verso la bulimia.
Chihiro, che divide l'appartamento con lei, è un'impiegata con l'ossessione per il vero amore e il matrimonio; questo la porta a sopravvalutare una semplice avventura con un collega.
Queste quattro figure femminili lottano disperatamente contro le difficoltà e gli insuccessi delle loro vite, che sembrano negare loro non solo la felicità ma anche un semplice, vero contatto umano. La soluzione è come spesso accade più vicina di quanto non si creda, anche se forse è diversa da quella che si vorrebbe. Basta non perdere la speranza.
Il panorama ricorda molto da vicino quello di Tokyo.Sora di Hiroshi Ishikawa, ma qui c'è spazio anche per toni più leggeri o perlomeno ironici: Satoko trova un pietra per terra e, ritenendola un asteroide e in quanto tale segno di Dio, la idolatra come un dio vero e proprio, chiedendole quotidianamente di esaudire i suoi desideri - nella fattispecie, che qualcuno si innamori di lei.
Strawberry Shortcakes è uno di quei film che trasportano dentro di sè, lasciandoci pieni di pensieri e con il senso di aver vissuto una vera esperienza. Uno di quei film che spingono a riflettere su sé stessi e sulla vita.

[trailer]

















Hansel and Gretel
di Yim Pil-Sung, Corea del Sud 2007
Genere: fantasy/horror/drammatico

Eun-soo ha un incidente lungo una strada di campagna, e la sua auto esce di strada. Si risveglia di notte nel mezzo di una foresta; una strana bambina lo conduce fino ad una casa che sembra uscita da un libro sulle fate, dove vive coi genitori ed altri due bambini. Ben presto Eun-soo si renderà conto che, per quanti sforzi faccia, qualcosa gli impedisce di uscire dalla foresta e di abbandonare i bambini che vivono nella casa...
Una commistione fra toni fiabeschi, orrorifici e drammatici: questi i tratti distintivi della pellicola. Inevitabile il rimando alle cupe favole di Guillermo del Toro: mi riferisco in particolare a "Il Labirinto del Fauno", con cui Hansel and Gretel ha più di un punto in comune, dalla prospettiva infantile che vede l'immaginazione come unica possibile via di fuga da una realtà insostenibile, alla presentazione di due mondi, quello adulto e quello dei bambini, talmente distanti da risiedere su due differenti piani dell'esistenza.
Per quanto la storia evolva fino al finale senza troppe sorprese, Hansel and Gretel è un film che turba e, anche se con un filo di ruffianaggine di troppo, commuove. Formalmente ogni aspetto è molto curato, e del resto siamo davanti ad una produzione ad alto budget; molto bello fra l'altro il commento sonoro, che ben descrive l'aura fatata e sospesa di cui il film è pervaso.

[trailer]

















The Railroad
di Park Heung-Sik, Corea del Sud 2007
Genere: drammatico
Titolo originale: Gyeongui-seon

Man-Soo fa il macchinista sui treni della metropolitana a Seoul. Ogni tanto una ragazza si avvicina al suo treno e gli consegna una rivista e qualcosa da mangiare. Man-Soo se ne invaghisce, ma la ragazza non gli rivela il suo nome, limitandosi a sorridere mentre il treno riparte.
Hanna è una lettrice part time in un college privato. Intrattiene da tempo una relazione con un professore sposato.
Qualcosa fa crollare il già precario mondo di entrambi, che, da perfetti sconosciuti, si ritroveranno ad essere soli nello stesso posto: il capolinea di una linea ferroviaria, di notte ed in mezzo ad una forte nevicata. Dopo un esordio di bugie e diffidenze il comune, momentaneo destino porterà sincerità e comprensione, dando forse una nuova prospettiva alla vita di entrambi.
Il tutto a pochi passi dalla DMZ, la linea di demarcazione fra Corea del Nord e Corea del Sud; ovviamente non è un caso che alla separazione dei cuori e dei singoli esseri umani faccia da cornice la separazione di un'intera nazione.
Come spesso accade i sentimenti nascosti, le sofferenze patite in silenzio, commuovono infinitamente di più di qualunque melodramma hollywoodianamente ostentato, o spremuto fino all'ultima, inverosimile goccia.
Grazie ad un intreccio che non si lascia tentare, nel nome dello sfogo di sentimenti e passione proibite, da implausibilità assortite (e mi viene in mente il pasticciatissimo "Romance" di Moon Seung-wook) The Railroad riesce appieno anche nel bellissimo, accennato finale.
Vincitore del primo premio al Samsung Korea Film Fest 2008, Firenze.
Io, dal canto mio, non posso che raccomandarlo; film così intensi pur nella loro semplicità non capitano spesso.

[trailer]

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