Titolo originale: Gidam
Produzione: Corea del Sud, 2007
Genere: Horror
Regia: Jeong Beom-sik, Jeong Sik
Sceneggiatura: Jeong Beom-sik, Jeong Sik
Durata: 98'
Corea del Sud, 1979: Park Jeong-nam ritrova un vecchio album di fotografie risalenti al 1942, quando era un giovane medico internista all’Anseng Hospital e la Corea era occupata dall’esercito giapponese. La sua mente ritorna a quattro giorni in cui fu testimone di eventi inspiegabili che segnarono la sua vita per sempre.
Il film racconta tre diversi episodi che si svolsero in quei giorni all’interno e nei pressi dell’ospedale.
Il primo riguarda direttamente il giovane Park Jeong-nam. Specializzando non troppo brillante, egli è tuttavia il protetto della direttrice dell’ospedale; tanto che presto ne sposerà la figlia, che non vede da quando era bambino, in un matrimonio combinato. Nel frattempo arriva in ospedale il cadavere di una giovane ragazza, morta suicida e rimasta intrappolata nel ghiaccio. Park Jeong-nam è di turno in obitorio e non resiste alla tentazione di vedere il viso della ragazza; la sua bellezza lo inquieta e lo rapisce, quasi che con lei ci fosse uno strano ed inspiegabile legame.
Il secondo episodio, precedente al primo cronologicamente, riguarda un bambina sopravvissuta miracolosamente ad un incidente in cui sono morti la madre e il patrigno. Giunta in ospedale la bimba, nonostante non riporti neanche un livido, soffre di afasia e di terribili incubi (?) in cui il fantasma della madre la tormenta.
Il terzo episodio, il più sanguinolento, ha a che fare con una serie di omicidi di soldati giapponesi; Kim In-yeong è la dottoressa incaricata delle autopsie. Il marito Kim Dong-won, anch’egli medico chirurgo, inizia ad avere dei sospetti sulla moglie, soprattutto da quando si è reso conto che essa non ha un’ombra…
A questo punto dovrebbe risultare chiaro come Epitaph sia tutt’altro che un film semplice o poco ambizioso. Tuttavia i registi, pur rischiando a tratti di esagerare coi ragionamenti e coi “plot twists” (e mi riferisco al terzo episodio), confezionano non solo un horror psicologico valido come non se ne vedono spesso, ma molto semplicemente un grande film.
L’ospedale è il setting ideale per queste tre storie di fantasmi: i corridoi angusti, l’illuminazione fioca e discontinua, l’isolamento dal resto del mondo. Le tre storie riescono ad essere tutte ugualmente appassionanti e cariche di tensione, unendo alle riuscitissime scene spaventose (alcune sono e resteranno tra le peggiori che ricordi) momenti di grande respiro poetico, consumati sul confine tra la vita e la morte. Più di una volta durante la visione sono stato colto dalla classica pelle d’oca, non solo per lo spavento, ma anche per l’atavica inquietudine mista ad attrazione generata da certi temi.
Il maggior pregio di Epitaph è quindi l’essere assolutamente vincente come film horror (spaventa) e l’offrire allo stesso tempo una trama complessa, ricca di spunti di riflessione “importanti”. Un risultato già portato a casa nel 2003 dal capolavoro A tale of Two Sisters di Kim Jee-Woon.
Dal punto di vista formale Epitaph è ineccepibile quando non formidabile (meravigliosa la sequenza crepuscolare nell'obitorio, ma ce ne sono molte altre), e si fregia di un’ottima, struggente colonna sonora. Bravi gli attori, tra cui spicca la rimarchevole interpretazione della piccola Ju Yeon Ko, protagonista del secondo episodio.
Nutrendo la solita scarsa fiducia nella lungimiranza dell'italiana distribuzione, consiglio di reperire Epitaph come immaginate e di munirvi dei sottotitoli che vi ho gentilmente tradotto (li trovate come sempre su Asianworld).
Collegamenti:
TrailerScheda IMDb