domenica 11 maggio 2008

Cinema in pillole, #3

















A Bloody Aria
di Won Shin-Yeon, Corea del Sud 2006
Genere: thriller/drammatico
Titolo originale: Guta Yubalja Deul

Park Young-sun, professore di musica, e In-jeong, sua studentessa, sono di ritorno da un'audizione.
Dopo un diverbio con un poliziotto prendono una strada secondaria e fanno una sosta; il luogo tranquillo e isolato svela le vere intenzioni del professore, e In-jeong si dà alla fuga.
Ma il posto si rivela non essere deserto, e i due finiranno coinvolti in un vortice di violenza e depravazione che non avrebbero mai neanche potuto immaginare.
A Bloody Aria è - appunto - un film di una violenza estrema, violenza tanto fisica quanto psicologica. Il ribaltamento dei ruoli, da vittima a carnefice e poi ancora a vittima e via così potenzialmente all'infinito, diventa dunque inevitabile: finchè ci sarà qualcuno di più debole su cui sfogare la propria rabbia, la propria sofferenza, non ci sarà fine.
I personaggi di A Bloody Aria, schiavi di questo circolo vizioso, hanno ormai in sè ben poco di umano, come ben sintetizza l'amara, incredula considerazione di In-jeong : "Non sei nemmeno un cane... un cane non farebbe una cosa del genere."
L'unico personaggio realmente "umano" della pellicola non può che sentirsi sconcertata e fuori posto in mezzo a tanta barbarie.
In definitiva si tratta di un thriller tutt'altro che superficiale, che mostra il lato peggiore dell'essere umano e lo fa con una grande eleganza stilistica e attraverso degli ottimi attori.
Mi ha pienamente convinto.



















Vibrator
di Ryuichi Hiroki, Giappone 2003
Genere: drammatico
Titolo originale: Vibrator

Rei è una trentenne giornalista freelance che soffre di disturbi psichici e alimentari.
Vive completamente scollegata dal mondo e dagli altri esseri umani, preda delle voci nella sua testa e della paura che il contatto con le persone possa costituire un pericolo.
Mentre in un supermercatino compra degli alcoolici, entra un camionista biondo ossigenato con degli stivali da pescatore. Il cuore di Rei, tramutatosi in telefono cellulare, vibra. "Mi piace", pensa.
Comincia così il viaggio di Rei e di Okabe, due perfetti sconosciuti che, nel microcosmo costituito dalla cabina del tir, scopriranno la forza dell'umana comprensione.
Il film di Ryuichi Hiroki è fondamentalmente un inno di speranza nei sentimenti umani. Pur dilungandosi un po' troppo in dialoghi triviali Vibrator convince e commuove, senza aver la presunzione di fornire risposte o mostrare inverosimili catarsi.

I due attori sono eccezionali, in particolare Shinobu Terashima (Rei) che regala un'interpretazione strepitosa.

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