mercoledì 9 gennaio 2008

Al cinema col grande Cthulhu - parte 1

Quand'ero ancora al liceo ho sviluppato una grande passione per i racconti e la mitologia di H. P. Lovecraft; ho letto praticamente tutto il leggibile, e tutto più di una volta. Tuttavia mi sono recentemente reso conto di non avere mai indagato a dovere le trasposizioni filmiche dei lavori del solitario di Providence. Ce ne sono? Ma soprattutto, ce ne sono di valide?

Stando a quanto ho potuto appurare fino ad ora, la risposta è ad entrambe le domande.

Per cominciare, l'altro ieri sera ho visto in sequenza:

Dagon (2001)

From Beyond (1986)

Entrambi ispirati al ciclo dei miti di Cthulhu di H. P. Lovecraft, sono entrambi diretti da Stuart Gordon e prodotti da Brian Yuzna, la stessa coppia di Re-animator del 1985 (di cui parlerò in futuro).


Dagon è ispirato a due importanti racconti di Lovecraft (The Shadow over Innsmouth e Dagon, appunto) incentrati su una sperduta cittadina marittima i cui abitanti, abbandonata la fede cristiana, hanno iniziato ad adorare un antico e sanguinario dio del mare, che concede abbondanza di pesce e oro in cambio di riti in suo onore e sacrifici umani.
La "salvezza" offerta da Dagon è ben diversa da quella del Dio cristiano: gli abitanti del villaggio evolvono e mutano lentamente prima in creature anfibie, per poi trasferirsi definitivamente nel mare e vivere per sempre in adorazione di Dagon.
Il film mi è decisamente piaciuto, in quanto oltre ad una realizzazione tecnica di buon livello (quando non ottimo) offre un panorama di situazioni e personaggi davvero irresistibili per un appassionato del maestro di Providence. L'atmosfera è pesantissima, maligna; gli abitanti di Imboca (così è rinominata Innsmouth nel film) si aggirano zoppicando per le vie buie e umide emettendo suoni raccapriccianti simili ai gracidii delle rane, e i loro corpi mostrano i disgustosi segni della mutazione, le dita palmate, gli occhi vitrei.
La trama ha un inizio molto semplice per poi complicarsi parecchio, nel rispetto dei racconti originali.
Due coppie sono in vacanza su una barca a vela, al largo della costa spagnola. Improvvisamente nei pressi della costa incappano in una tremenda tempesta, l'imbarcazione si arena sugli scogli e una donna si ferisce gravemente ad una gamba; l'unica soluzione per Paul e la sua fidanzata è andare a cercare aiuto per i loro amici al villaggio che si vede sulla riva.
Tuttavia non appena i due sbarcano risulta evidente che c'è qualcosa di strano: non si vede anima viva, porte e finestre sono sbarrate, e si ode uno strano canto, simile ad una cerimonia. I due giungono ad una chiesa che reca uno strano simbolo e la scritta "Esoteric Order of Dagon" ...

Nel corso della visione non mancano, insieme a mostri e deformità assortite, un paio di scene splatter davvero truculente.
Altra nota di merito sono le frequenti sequenze oniriche, in cui il protagonista sogna di nuotare negli abissi tra le rovine di una civiltà dimenticata; grazie ad esse la storia guadagna in profondità e pathos.
Unica pecca degna di nota è proprio il protagonista (Ezra Godden), piuttosto scialbo; un Jeffrey Combs sarebbe stato di certo tutta un'altra cosa.


From Beyond (dal racconto omonimo del 1920), per quanto più vecchio e dall'aspetto assai meno "lucido", quasi da b-movie, è un pugno nella stomaco, un vero delirio di visioni allucinate, carni straziate, corpi deformati.
La storia è semplice e brutale: due scienziati, il dottor Pretorius (Ted Sorel) e il suo assistente Crawfford Tillinghast (Jeffrey Combs), costruiscono un "risonatore", ovvero un diapason che vibrando ad una determinata frequenza manda in risonanza la ghiandola pineale di chi si trova nel suo raggio d'azione. Questa ghiandola secondo la teoria di Pretorius (mutuata da Cartesio) costituirebbe un "sesto senso" sopito, il favoloso "terzo occhio", e le vibrazioni ne aiuterebbero il risveglio spalancando le porte alla percezione di un altro mondo ....
Un esperimento finisce male, Pretorius scompare; Tillinghast è accusato del suo omicidio e internato in un manicomio - viste le sue continue allusioni a "creature che non possiamo vedere ma che sono sempre intorno a noi".
La psichiatra Katherine McMichaels (una bella e brava Barbara Crampton), non credendo alla sua pazzia, vuole aiutarlo a riottenere la libertà; ma l'unico modo per farlo è ripetere l'esperimento ...

Il film coniuga una trama infarcita di temi oltremodo "malati" a scene morbose ed effetti speciali "esagerati" - in cui a farla da padrone è lo scempio più sfrenato dell'integrità corporea - riuscendo appieno nel compito di turbare lo spettatore con una vera e propria esperienza da incubo.


Dopo i film però ho fatto un po' fatica a prendere sonno, avrò mangiato pesante? Mah.

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