Titolo originale: Yurîka
Produzione: Giappone, 2000
Genere: Drammatico
Regia: Shinji Aoyama
Sceneggiatura: Shinji Aoyama
Durata: 217'
Naoki e Kozue sono due studenti delle medie, fratello e sorella. Un giorno l'autobus con cui stanno tornando da scuola viene preso in ostaggio da un pazzo armato di pistola, che prima di essere abbattuto dalla polizia uccide tutti i passeggeri tranne l'autista e i due ragazzini. Seduti in fondo all'autobus, Kozue e Naoki vedono l'assassino freddato sotto i loro occhi, poco prima che riesca ad uccidere anche loro.
Quella a cui assistiamo nei momenti seguenti è la rapida disgregazione della famiglia di Naoki e Kozue, investita dal peso di avere due figli scampati alla strage e dalle insistenti maldicenze che sostengono che Kozue sia stata violentata dal rapitore. La madre abbandona così la famiglia e, poco dopo, il padre muore in un incidente d'auto. I due si trovano ad abitare da soli nella grande casa di famiglia, tormentati dalle telefonate dei parenti interessati esclusivamente a spartirsi i soldi dell'assicurazione sulla vita del padre.
Anche Makoto, l'autista dell'autobus, esce distrutto dall'esperienza: lascia il lavoro e inizia a vagabondare senza una meta precisa, finchè non decide di trasferirsi a vivere insieme a Naoki e Kozue, cercando di ridare un senso di normalità sia alla sua vita che alla loro. Dopo poco tempo si unisce a loro il cugino ventunenne dei ragazzi, Akihiko; inizialmente un "infiltrato" degli avidi parenti, entrerà ben presto di diritto nel singolare gruppo familiare. Un giorno Makoto compra un autobus e tutti insieme partono per un avventuroso e nelle intenzioni terapeutico viaggio on the road.
A complicare ulteriormente il quadro, diverse donne vengono trovate assassinate nei dintorni.
Anche Makoto, l'autista dell'autobus, esce distrutto dall'esperienza: lascia il lavoro e inizia a vagabondare senza una meta precisa, finchè non decide di trasferirsi a vivere insieme a Naoki e Kozue, cercando di ridare un senso di normalità sia alla sua vita che alla loro. Dopo poco tempo si unisce a loro il cugino ventunenne dei ragazzi, Akihiko; inizialmente un "infiltrato" degli avidi parenti, entrerà ben presto di diritto nel singolare gruppo familiare. Un giorno Makoto compra un autobus e tutti insieme partono per un avventuroso e nelle intenzioni terapeutico viaggio on the road.
A complicare ulteriormente il quadro, diverse donne vengono trovate assassinate nei dintorni.
Eureka è un film complesso, fortemente analitico verso i suoi personaggi, che pure attraversa una invidiabile varietà di generi cinematografici quali il drammatico, il thriller, il road movie.
Il tema portante di Eureka è l'incapacità dei suoi personaggi di comunicare, fra di loro e con il mondo. Naoki e Kozue dal giorno dell'incidente non dicono una parola, per quanto i loro gesti e sguardi facciano percepire il forte legame che c'è tra di loro. Anche Makoto è un uomo di poche parole, in perenne bilico fra un innegabile carisma e una schiacciante debolezza. L'unico personaggio comunicativo ed estroverso è Akihiko, che però proprio per questo suo carattere così diverso dai suoi coinquilini prima, e compagni di viaggio poi, si trova nella medesima impossibilità di comunicare con loro .
Il tema portante di Eureka è l'incapacità dei suoi personaggi di comunicare, fra di loro e con il mondo. Naoki e Kozue dal giorno dell'incidente non dicono una parola, per quanto i loro gesti e sguardi facciano percepire il forte legame che c'è tra di loro. Anche Makoto è un uomo di poche parole, in perenne bilico fra un innegabile carisma e una schiacciante debolezza. L'unico personaggio comunicativo ed estroverso è Akihiko, che però proprio per questo suo carattere così diverso dai suoi coinquilini prima, e compagni di viaggio poi, si trova nella medesima impossibilità di comunicare con loro .
Questa incomunicabilità è trasmessa in modo evidente dalla macchina da presa, i cui frequenti campi lunghi inscrivono i personaggi in inquadrature fisse in cui essi si muovono senza mai veramente incontrarsi. Solo in momenti ben specifici vediamo i loro volti in primo piano; per la maggior parte del tempo essi restano distanti, così come le loro emozioni. L'appiattimento dei rapporti umani è simbolizzato chiaramente anche nella scelta cromatica del quasi bianco e nero (sepiatone).
Il viaggio assume in Eureka una vera funzione di ricerca di sè stessi e delle proprie radici. Lo stesso Makoto dice, nel parcheggio dove anni prima lui, Kozue e Naoki avevano visto la morte in faccia: "volevo ripartire da qui". Sarà proprio grazie a questo viaggio che i protagonisti affronteranno le proprie paure e ognuno troverà, forse, il suo giusto posto.
Eureka è un film giapponese che più giapponese non si può. I momenti interlocutori, i lunghi silenzi, i gesti, gli sguardi, e tutte quelle cose che vengono lasciate all'interpretazione dello spettatore, insieme alla durata assai impegnativa (220'), ne fanno un pezzo di cinema di difficile fruizione per lo spettatore medio occidentale. Parallelamente Eureka è un film di una profondità rara, in cui nulla di ciò che vediamo è lasciato al caso, e tutto è al servizio della storia e, soprattutto, dei suoi personaggi. L'utilizzo fortemente espressivo e simbolico della macchina da presa e delle inquadrature è una cosa talmente caratteristica e funzionale in questo senso da risultare evidente anche ad uno spettatore non addetto ai lavori (quale il sottoscritto).
Eureka è un grande film, del tutto estraneo a superficiali logiche cinematografiche da grande pubblico, ma piuttosto teso ad esplorare le zone più nascoste dell'animo umano, quelle che definiscono il nostro rapporto con gli altri, con il mondo, con la nostra stessa esistenza.
Il viaggio assume in Eureka una vera funzione di ricerca di sè stessi e delle proprie radici. Lo stesso Makoto dice, nel parcheggio dove anni prima lui, Kozue e Naoki avevano visto la morte in faccia: "volevo ripartire da qui". Sarà proprio grazie a questo viaggio che i protagonisti affronteranno le proprie paure e ognuno troverà, forse, il suo giusto posto.
Eureka è un film giapponese che più giapponese non si può. I momenti interlocutori, i lunghi silenzi, i gesti, gli sguardi, e tutte quelle cose che vengono lasciate all'interpretazione dello spettatore, insieme alla durata assai impegnativa (220'), ne fanno un pezzo di cinema di difficile fruizione per lo spettatore medio occidentale. Parallelamente Eureka è un film di una profondità rara, in cui nulla di ciò che vediamo è lasciato al caso, e tutto è al servizio della storia e, soprattutto, dei suoi personaggi. L'utilizzo fortemente espressivo e simbolico della macchina da presa e delle inquadrature è una cosa talmente caratteristica e funzionale in questo senso da risultare evidente anche ad uno spettatore non addetto ai lavori (quale il sottoscritto).
Eureka è un grande film, del tutto estraneo a superficiali logiche cinematografiche da grande pubblico, ma piuttosto teso ad esplorare le zone più nascoste dell'animo umano, quelle che definiscono il nostro rapporto con gli altri, con il mondo, con la nostra stessa esistenza.